ti racconto...................................
martedì 5 novembre 2013
I MIEI RICORDI
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martedì 19 marzo 2013
SALENTO - TRADIZIONI IN CUCINA
SALENTO - TRADIZIONI IN CUCINA
LA MANDORLA SI TRASFORMA IN FORME PASQUALI
INGREDIENTI
1 KG Mandorle dolci
700 gr Zucchero semolato
Q.b. Acqua
Mettere a bagno in acqua tiepida le mandorle, il tempo necessario affinché si ammorbidisca la buccia e si possano pelare facilmente.
Maciniamo le mandorle insieme ad un terzo dello zucchero aiutandoci con un pò d'acqua.
In un tegame versiamo la parte restante di zucchero, un bicchiere scarso d'acqua e mettiamo sul fuoco, avendo cura di rigirare sempre aiutandosi con un cucchiaio di legno, quando lo zucchero si sarà sciolto mischiamo le mandorle precedentemente macinate. Continuiamo a cuocere, sempre mescolando, sino a quando il nostro impasto si staccherà dalla pentola.
Ora travasiamo la pasta di mandorle in un grande e ampio piatto e lasciamola raffreddare ed indurirsi.
Quando è ben fredda possiamo lavorarla e metterla nelle varie forme, agnello, pesce o quello che desideriamo, avendo cura di porre alla base della forma un velo di pellicola per talimenti, affinché ci risulti agevole toglierla dalla forma in un secondo momento.
Per maneggiarla usiamo sempre lo zucchero a velo.
La possiamo fare ripiena, farcendola con marmellata o gianduiotto
LA MANDORLA SI TRASFORMA IN FORME PASQUALI
INGREDIENTI
1 KG Mandorle dolci
700 gr Zucchero semolato
Q.b. Acqua
Mettere a bagno in acqua tiepida le mandorle, il tempo necessario affinché si ammorbidisca la buccia e si possano pelare facilmente.
Maciniamo le mandorle insieme ad un terzo dello zucchero aiutandoci con un pò d'acqua.
In un tegame versiamo la parte restante di zucchero, un bicchiere scarso d'acqua e mettiamo sul fuoco, avendo cura di rigirare sempre aiutandosi con un cucchiaio di legno, quando lo zucchero si sarà sciolto mischiamo le mandorle precedentemente macinate. Continuiamo a cuocere, sempre mescolando, sino a quando il nostro impasto si staccherà dalla pentola.
Ora travasiamo la pasta di mandorle in un grande e ampio piatto e lasciamola raffreddare ed indurirsi.
Quando è ben fredda possiamo lavorarla e metterla nelle varie forme, agnello, pesce o quello che desideriamo, avendo cura di porre alla base della forma un velo di pellicola per talimenti, affinché ci risulti agevole toglierla dalla forma in un secondo momento.
Per maneggiarla usiamo sempre lo zucchero a velo.
La possiamo fare ripiena, farcendola con marmellata o gianduiotto
sabato 16 marzo 2013
SALENTO - TRADIZIONI IN CUCINA
SALENTO - TRADIZIONI IN CUCINA
MARMELLATA DI ARANCE
INGREDIENTI:
- 2 kg di arance ben mature e con molto succo
- 1 limone
- zucchero q.b.
PREPARAZIONE:
Sbucciare le arance e il limone e dividere la polpa in quattro parti, e
tagliare le bucce a striscioline sottili. Così preparate si lasciano a
bagno con due litri di acqua per ca 12 ore. Dopodiché si fanno bollire
le bucce con la polpa finché non si spappolano. Pesare la polpa così
ottenuta e aggiungere la stessa quantità di zucchero e rimettere sul
fuoco, a calore moderato, facendo bollire lentamente per un altro po'.
La marmellata é pronta.
venerdì 15 marzo 2013
Riso, patate, zucchine e cozze ( taieddhra)
Riso, patate, zucchine e cozze ( taieddhra)
portato da gli spagnoli ma i SALENTINI lo realizzarono diversamente!
INGREDIENTI
per 4 persone
1 kg Patate
600 gr Zucchine
1 kg di Cozze nere col guscio
½ kg Riso
Q.b. Olio extrav.oliva, Pepe, Prezzemolo
Aglio
Pangrattato e chi lo desidera formaggio pecorino e dolce a spolverare
Pulire esternamente e mettere le cozze chiuse in una pentola a fuoco lento, farle aprire, senza aggiungere acqua. Una volta aperte, dopo pochi minuti, raccogliere l'acqua che hanno tirato fuori, filtrarla e raccoglierla a parte.
Pulire ed affettare le patate e le zucchine, tagliarle a rondelle. In una teglia antiaderente ( la taieddhra è una teglia di terracotta per forno ) cospargere il fondo d'olio extravergine, mettere uno spicchio d'aglio, una cipolla ( possibilmente rossa ) tagliata a pezzettini molto piccoli, una spolverata di pangrattato, uno strato di patate e zucchine tagliate a fette, qualche cozza già aperta e pulita, una spolverata di riso crudo, e un'altra spolverata di prezzemolo tagliato a pezzettini, un filo d'olio.
Facciamo un altro strato di patate e zucchine, uno strato di cozze aperte a metà ( a coprire bene tutta la teglia), cioè con la sola valva inferiore ancora attaccata, una passata di riso che vada a cadere preferibilmente nelle valve delle cozze, un filo d'olio, prezzemolo tritato e spolverata di pangrattato.
Se si vogliono fare degli altri strati seguire il medesimo ordine, e spolverare appena di pepe ogni strato.
Prendere l'acqua raccolta precedentemente dalle cozze e versarla nella teglia sino a coprirne tutto il contenuto, se non è sufficiente aggiungerne altra normale.
Per ciò che riguarda il sale, quando usiamo l'acqua delle cozze, dobbiamo tenere presente che quest'ultima è già salata, e quindi dobbiamo sempre aggiungerne poco, stando attenti a non rendere la pietanza salata.
Ora copriamo la teglia con della carta stagnola e, prima di infornarla, mettiamola a cucinare per circa 20 minuti su un fuoco normale della cucina a gas, facendo attenzione che, iniziando a bollire, non fuoriesca il contenuto.
Dopodiché inforniamo il tegame , sempre avendo acceso il forno un quarto d'ora prima e ad una temperatura di 200°.
Lasciamo cucinare per almeno tre quarti d'ora.
portato da gli spagnoli ma i SALENTINI lo realizzarono diversamente!
INGREDIENTI
per 4 persone
1 kg Patate
600 gr Zucchine
1 kg di Cozze nere col guscio
½ kg Riso
Q.b. Olio extrav.oliva, Pepe, Prezzemolo
Aglio
Pangrattato e chi lo desidera formaggio pecorino e dolce a spolverare
Pulire esternamente e mettere le cozze chiuse in una pentola a fuoco lento, farle aprire, senza aggiungere acqua. Una volta aperte, dopo pochi minuti, raccogliere l'acqua che hanno tirato fuori, filtrarla e raccoglierla a parte.
Pulire ed affettare le patate e le zucchine, tagliarle a rondelle. In una teglia antiaderente ( la taieddhra è una teglia di terracotta per forno ) cospargere il fondo d'olio extravergine, mettere uno spicchio d'aglio, una cipolla ( possibilmente rossa ) tagliata a pezzettini molto piccoli, una spolverata di pangrattato, uno strato di patate e zucchine tagliate a fette, qualche cozza già aperta e pulita, una spolverata di riso crudo, e un'altra spolverata di prezzemolo tagliato a pezzettini, un filo d'olio.
Facciamo un altro strato di patate e zucchine, uno strato di cozze aperte a metà ( a coprire bene tutta la teglia), cioè con la sola valva inferiore ancora attaccata, una passata di riso che vada a cadere preferibilmente nelle valve delle cozze, un filo d'olio, prezzemolo tritato e spolverata di pangrattato.
Se si vogliono fare degli altri strati seguire il medesimo ordine, e spolverare appena di pepe ogni strato.
Prendere l'acqua raccolta precedentemente dalle cozze e versarla nella teglia sino a coprirne tutto il contenuto, se non è sufficiente aggiungerne altra normale.
Per ciò che riguarda il sale, quando usiamo l'acqua delle cozze, dobbiamo tenere presente che quest'ultima è già salata, e quindi dobbiamo sempre aggiungerne poco, stando attenti a non rendere la pietanza salata.
Ora copriamo la teglia con della carta stagnola e, prima di infornarla, mettiamola a cucinare per circa 20 minuti su un fuoco normale della cucina a gas, facendo attenzione che, iniziando a bollire, non fuoriesca il contenuto.
Dopodiché inforniamo il tegame , sempre avendo acceso il forno un quarto d'ora prima e ad una temperatura di 200°.
Lasciamo cucinare per almeno tre quarti d'ora.
lunedì 11 marzo 2013
SERVIVA E SERVIRA' UN PAPA ECONOMICO..................
Nel 1887 Papa Leone XIII fondò lo IOR, al fine di convertire le offerte dei fedeli in un fondo facilmente smobilizzabile. Successivamente, nel 1929 lo stato Italiano versò al Vaticano 100 milioni di dollari
in qualità di risarcimento per le perdite che lo Stato Pontificio aveva
subito in seguito all’unificazione d’Italia. Questo ingente patrimonio
venne affidato all’Ingegner Nogara che lo incrementò grazie a
speculazioni monetarie e ad altre operazioni di mercato nella Borsa
Valori. Investì in attività in netto contrasto con l’insegnamento cattolico, come contraccettivi ed armi, tantochè nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di armi per la campagna d’Etiopia fu lo stesso Nogara a fornirgliele.
Nella seconda guerra mondiale il vaticano
si dichiaro neutrale e, come la Svizzera, fece affari con la Germania e
con Hitler permettendo ai Nazisti di depositare presso di loro i propri
beni sottratti agli Ebrei. Il Vaticano non risarcì mai le vittime dell’olocausto, restituendo loro i preziosi che i nazisti avevano trasformato in lingotti. Ancora oggi il Vaticano si riufiuta di rendere pubblici gli archivi relativi alla II guerra mondiale.
A fine guerra, mentre l’Europa era ridotta in Brandelli, il Patrimonio dell’IOR era ENORME
e diventò una vera e propria Banca dotata di un’autonoma personalità
giuridica che investiva in qualsiasi mercato promettesse rendimenti. Rendimenti sui quali non pagava alcuna imposta grazie ad una concessione dell’allora Ministro alle finanze Paolo Thaon di Revel.
Negli anni ’70 la Banca del Vaticano è fra le più potenti al mondo con aggangi ovunque: Credit
Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New
York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a
Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank.
Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in società che operavano nei
settori più diversi: alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica,
cemento e beni immobili. Un susseguirsi di successi finanziari senza
precedenti per la Chiesa cattolica nei cui consigli di amministrazione sedevano i “fedelissimi” del Papa, come i 3 nipoti di Pio XII.
Tutti i proventi derivanti da queste attività sono TOP SECRET: Lo stato Vaticano non vincola l’IOR ad alcuna legislazione e tantomeno a legislazioni internazionali. Non
pubblica nenache un bilancio annuale che rende pubblici i resoconti
delle attività. Resoconti obbligatori in qualsiasi altra nazione del
mondo, democratica e non.
A ogni cliente viene semplicemente
fornita una tessera di credito con un numero codificato: né nome né
foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono nemmeno libretti di assegni intestati allo IOR!
Con il Banco Vaticano possono investire
ed aprire conti solo esponenti del mondo ecclesiastico: ordini
religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici,
cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana,
diplomatici accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i
dipendenti del Vaticano e pochissime eccezioni di cui non si conoscono i
criteri di scelta.
Un altro particolare possibile solo nella Banca Vaticana (e vietato nel resto del mondo) è la valuta con cui aprire il conto: qualsiasi.
Senza alcuna differenza. In questo modo il cliente può ricevere o
trasferire soldi in qualsiasi momento “da” e “verso “qualsiasi banca
estera senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si
dice che lo IOR è l’ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati.
I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, non
esisitono ricevute o registrazioni alcune dei flussi di denaro: qualsiasi anagrafe bancaria è IMPOSSIBILE.
Cio’ significa che la maggior
parte delle donazioni che i credenti devolvono a questi enti, invece di
essere destinati ad opere umanitarie come promesso, vengono puntualmente
investiti in attitività finanziarie a unico vantaggio dello stato del
Vaticano, unica religione ad avere un Papa che è sovrano di uno stato,
che gode di una propria banca di cui egli è l’unico azionista.
E non una banca qualsiasi: la più ricca del mondo.
E non una banca qualsiasi: la più ricca del mondo.
sabato 16 febbraio 2013
La giuncata è un formaggio tipico delle valli dell'entroterra Savonese,
la sua nascita è da attribuire alle lavorazioni nate negli alpeggi in
quanto si realizzavano i prodotti con i pochi strumenti essenziali.
Alcuni testi riportano difatti la giuncata da latte Ovino rifacendosi
appunto alle sue origini, oggi molte aziende la producono da latte
vaccino, come il campione da me degustato. La tecnologia, spiega
parecchio: il latte di due mungiture quella serale e la successiva
mattutina vengono unite, filtrate, portate ad ebollizione alla
temperatura di circa 65°c e raffreddate velocemente fino a 35°c circa.
SALENTO - TRADIZIONI LI SPONGALI (fidanzamento)
SALENTO - TRADIZIONI - LI SPONGALI (fidanzamento)
Il Salento aveva, in passato, numerose tradizioni legate al fidanzamento e al matrimonio molto interessanti da scoprire e ormai scomparse.Sin dal primo approccio i due giovani dovevano rispettare alcuni vincoli: non erano ammessi contatti diretti, ma solo in luoghi pubblici (generalmente durante la messa domenicale) e alla presenza di altre persone; la ragazza doveva difendere il suo "onore" e perciò non poteva manifestare interesse verso alcun giovane ma aspettare che questi si manifestasse per primo; non accettare subito la corte ma aspettare l'opera degli intermediari presso i familiari.Una volta che i genitori dei due giovani davano il consenso al fidanzamento anche il rapporto tra il fidanzato e i futuri suoceri dovevano seguire regole rigide e inoppugnabili: la "trasatura" cioè l'entrata in casa del fidanzato accompagnato dai genitori;
e "lu parlamentu" il contratto con il quale si stabiliva il valore della dote che i due sposi avrebbero ricevuto per il matrimonio e che doveva equivalersi; l'impossibilità d'incontri al di fuori delle mura domestiche; i modi e la frequenza settimanale delle visite della fidanzata.I due giovani non potevano sedere vicino neppure nei giorni e negli orari stabiliti per la conoscenza, erano sempre controllati dalla madre della giovane seduta al centro e potevano conversare da lontano o, molto spesso, recitare il Rosario. Anche lo scambio dei regali seguiva un preciso protocollo e i doni ricevuti dal fidanzato, dovevano essere gelosamente custoditi perchè, in caso di rottura del fidanzamento, dovevano essere obbligatoriamente restituiti.In prossimità della data del matrimonio vi era il rito della "moscia della tota" e dei regali ricevuti nella casa della futura sposa per i familiari dello sposo e tutto il parentado. In quest'occasione la fidanzata doveva regalare alla futura suocera uno scialle e allo sposo una camicia con i gemelli ricevendo in cambio l'abito nuziale.
(esempio di corredo della nonna 1900)
Il Salento aveva, in passato, numerose tradizioni legate al fidanzamento e al matrimonio molto interessanti da scoprire e ormai scomparse.Sin dal primo approccio i due giovani dovevano rispettare alcuni vincoli: non erano ammessi contatti diretti, ma solo in luoghi pubblici (generalmente durante la messa domenicale) e alla presenza di altre persone; la ragazza doveva difendere il suo "onore" e perciò non poteva manifestare interesse verso alcun giovane ma aspettare che questi si manifestasse per primo; non accettare subito la corte ma aspettare l'opera degli intermediari presso i familiari.Una volta che i genitori dei due giovani davano il consenso al fidanzamento anche il rapporto tra il fidanzato e i futuri suoceri dovevano seguire regole rigide e inoppugnabili: la "trasatura" cioè l'entrata in casa del fidanzato accompagnato dai genitori;
e "lu parlamentu" il contratto con il quale si stabiliva il valore della dote che i due sposi avrebbero ricevuto per il matrimonio e che doveva equivalersi; l'impossibilità d'incontri al di fuori delle mura domestiche; i modi e la frequenza settimanale delle visite della fidanzata.I due giovani non potevano sedere vicino neppure nei giorni e negli orari stabiliti per la conoscenza, erano sempre controllati dalla madre della giovane seduta al centro e potevano conversare da lontano o, molto spesso, recitare il Rosario. Anche lo scambio dei regali seguiva un preciso protocollo e i doni ricevuti dal fidanzato, dovevano essere gelosamente custoditi perchè, in caso di rottura del fidanzamento, dovevano essere obbligatoriamente restituiti.In prossimità della data del matrimonio vi era il rito della "moscia della tota" e dei regali ricevuti nella casa della futura sposa per i familiari dello sposo e tutto il parentado. In quest'occasione la fidanzata doveva regalare alla futura suocera uno scialle e allo sposo una camicia con i gemelli ricevendo in cambio l'abito nuziale.
(esempio di corredo della nonna 1900)
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