domenica 13 gennaio 2013
ITALIA - DOV'E' IL TRIBUNO !
I tribuni della plebe (latino tribuni plebis) erano magistrati dell'antica Roma istituiti nel 493 a. C. in seguito alla secessione della plebe sull'Aventino per ostacolare il tentativo dei patrizi
di monopolizzare il potere: in origine due, o forse quattro in
relazione alle quattro tribù-quartieri urbani, alla metà del sec. V a.
C. furono fissati a dieci. Difensori degli interessi della plebe nella
vita dello Stato, il loro potere poggiava di fatto sull'inviolabilità
personale, che la plebe aveva giurato collettivamente di tutelare a ogni
costo, e di questa si avvalevano nel porre il veto contro qualunque
provvedimento emanato dai magistrati o dal Senato e nel portare aiuto ai plebei vittime di arbitrii. I tribuni erano eletti nelle assemblee della plebe (concilia plebis),
duravano in carica un anno, non avevano insegne di potere, dovevano
restare permanentemente a Roma; la loro casa era aperta a tutti come
luogo d'asilo; potevano assistere alle riunioni del Senato, ma stando
sulla porta; avevano facoltà di promuovere deliberazioni (plebiscita), che poi facevano rispettare grazie al diritto di coercizione. Gli atti dei tribuni erano custoditi sull'Aventino, nel tempio di Cerere, Libero e Libera, la triade plebea contrapposta a quella di Stato, Giove, Giunone e Minerva, sul Campidoglio: al tempio accudivano due edili
che affiancavano i tribuni nell'esplicazione dei loro compiti e
diventarono col tempo anche essi magistrati della città. Quello dei
tribuni fu in sostanza, per circa due secoli, un compito d'ostruzionismo
più che un potere costruttivo; a misura però che i ceti plebei vennero
integrati nel governo dello Stato con l'ammissione alla suprema
magistratura del consolato (367 a. C.) e soprattutto con il riconoscimento (286 a. C.) della piena validità dei plebiscita
quali leggi dello Stato, i tribuni si trasformarono gradualmente in
veri e propri magistrati dell'intero popolo romano ottenendo anch'essi,
come gli altri magistrati, l'ammissione al Senato, la facoltà di
convocarlo, la promulgazione di leggi vincolanti per tutti i cittadini.
Solo nell'età delle riforme graccane, sul finire del sec. II a. C., i
tribuni ripresero la loro originaria funzione rivoluzionaria a vantaggio
dei ceti minuti. Silla
con la sua azione di restaurazione oligarchica ne limitò i poteri
escludendoli dalle magistrature, riducendone il diritto di veto e
abolendo ogni loro iniziativa legislativa. Reintegrati nel 70 a. C., i
loro attributi vennero ambiti dai capiparte in lotta per il primato
nell'ultima età repubblicana, percependone la potenzialità ai fini
dell'affermazione personale. Cesare si fece riconoscere la sacrosanctitas, Augusto, in tempi successivi, l'essenza dell'intero potere tribunizio (tribunicia potestas)
così da potersi ergere a difensore unico, cioè patrono dei ceti plebei,
in tal modo sottraendoli, a proprio vantaggio, alle clientele degli
esponenti dei vari gruppi di potere. La tribunicia potestas fu assunta, col rinnovamento annuale, dai successori di Augusto: assieme al comando delle forze militari (imperium proconsulare) e al pontificato massimo venne a costituire il fondamento dei poteri del principato
nella sfera militare, civile e religiosa. Il tribunato come
magistratura continuò tuttavia, ma esautorato ormai nelle sue funzioni
tradizionali si ridusse, con compiti amministrativi, a essere un gradino
delle carriere senatorie, scomparendo solo nel sec. V d. C. § I tribuni dell'erario (latino tribuni aerarii)
erano funzionari dell'antico Stato romano adibiti alla riscossione dei
tributi e al pagamento degli stipendi militari: dal 70 al 46 a. C.
furono temporaneamente immessi anche nelle giurie dei tribunali. § I
tribuni militari (latino tribuni militum) erano gli ufficiali superiori dei sei reparti formanti la legione, reparti costituiti in epoca primitiva di mille uomini, milia, donde il nome di milites
dato ai soldati. Per un certo tempo, tra il sec. V e il IV a. C.,
subentrarono temporaneamente e a intermittenza ai consoli annuali quali
magistrati supremi dello Stato romano, per dar modo anche ai plebei di
accedere al governo dello Stato, essendo ancora esclusi, fino al 367 a.
C., dal consolato. I tribuni militari della legione erano eletti dal
popolo limitatamente alle quattro legioni della leva annuale, gli altri
erano nominati dai consoli. Essi avevano compiti più amministrativi che
tattici. In età imperiale il tribunato militare era titolo di accesso ai
comandi militari e alle carriere pubbliche.
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