venerdì 4 gennaio 2013
SALENTO - LE TRADIZIONI "LI CUNTI"
Li cunti
Portatori di valori morali, riprendevano in larga parte i temi dominanti nella favolistica della tradizione occidentale. L'eterna lotta tra il bene e il male; la principessa o la bella prigioniera di sortilegi; il piccolo che sconfigge l'orco cattivo; l'umanizzazione del mondo degli animali; l'arguzia che sconfigge la prepotenza e la furberia; la presa in giro, anche feroce, della creduloneria popolare e tanti altri temi che vengono adattati alla cultura e all'ambiente nostrano, molte volte con elaborazioni e interpretazioni originalissime e molto efficaci. I momenti dedicati alla narrazione e alla rappresentazione erano quelle interminabili serate invernali trascorse in casa senza televisione e senza radio. Le famiglie si riunivano nelle case dei nonni materni o paterni, oppure si raggruppavano nelle case delle comari del vicinato. Le donne tessevano al telaio, lavoravano alla maglia, rammendavano, facevano la pasta, preparavano il lievito per il pane; gli uomini andavano in piazza; il nonno di turno teneva a bada i bambini per impedire che si azzuffassero fra di loro o che dessero fastidio alle donne che lavoravano. Il miglior modo, più intelligente ed efficace, era quello di incantarli con le favole. Seduti intorno al braciere o sotto al grande camino, i bambini ascoltavano con molta attenzione e partecipazione li cunti de lu nonnu (i racconti del nonno). I personaggi e le loro avventure avrebbero avuto un ruolo importante nella loro formazione, stimolandone la fantasia e animando i loro sogni notturni. Se il narratore era efficace, la rappresentazione durava ore, raccontando e ripetendo i vari cunti su sollecitazione dei bambini. E quando arrivava il momento di andare a letto, per chiudere la narrazione senza infrangere l'atmosfera magica che era riuscito a creare, era costretto a ricorrere a qualche stratagemma. Alla continua sollecitazione di nn'otru cuntu (un altro racconto) , da parte dei bambini più grandi, il più delle volte recitava una filastrocca che sembrava l'inizio di un'altra storia.Nc'era nna vota,…nna catta nchiata,…ca se bbinchiò de pulisciata,…voi te lu cuntu nn'autra fiata? C'era una volta, …una gatta gonfia, ...perché si era saziata di semolino, …vuoi che te la racconti un'altra volta?
Dopo essere stato costretto a ripeterla più volte, perché i bambini non si rassegnavano facilmente all'idea che lo spettacolo fosse finito, intervenivano i genitori che, avendo ultimato le loro faccende, comunicavano loro che era giunta l'ora di andare a nanna.
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